Confronto dei coltelli giapponesi migliori
- Elementi in acciaio inossidabile lucido da 58 HRC
- Il manico è composto da bambù e policarbonato
- Pratica valigetta equipaggiata con fermi in velcro
Ross Henery Professional 9PCJAP-2017
- Superficie a trama zigrinata per aumentare il grip
- Altamente resistente poiché in acciaio al carbonio
- La fornitura comprende 9 pezzi in stile occidentale
- Impugnatura in pakka comoda per usi prolungati
- Include la tipologia per le verdure Nakiri da 17 cm
- Realizzati in acciaio damasco a 67 strati di lamiere
Come scegliere i coltelli giapponesi
Indice
Caratteristiche peculiari
Uno degli ruoli centrali della tecnica gastronomica è ricoperto dalla coltelleria, la quale conosce differenziazioni e particolarità all’interno delle diverse culture in cui si originano modelli, modalità d’impiego e forme peculiari spesso dedicate a specifiche tipologie di alimenti, in base alla loro dimensione e consistenza.
Accessorio imprescindibile di ogni chef professionista, conservato gelosamente in valigette e custodie, il coltello assume un ruolo centrale anche nelle cucine domestiche di semplici appassionati, poiché più ci si addentra nella sperimentazione di ricette e pietanze più emerge la necessità di adoperare i giusti strumenti per ottenere il risultato perfetto.
Da questo punto di vista, sono dotati di grande fama i coltelli giapponesi, sintesi perfetta di precisione e resistenza, lavorati secondo metodi rigorosi quasi come fossero opere d’arte e considerati dalla cultura orientale portatori di una propria energia, tanto da essere depositati nei templi quando usurati o danneggiati.
Gli utensili da taglio tipici di questa tradizione devono il loro successo all’estrema tenacia dei materiali di composizione e parimenti all’accuratezza dell’affilatura. Quest’ultima consente di adoperarli con movimenti delicati e leggeri, come il tocco di una piuma, e allo stesso tempo fermi, decisi e netti come la lama di una katana, tipica spada nipponica.
Ed è proprio da qui che si snoda l’origine dei coltelli da cucina giapponesi, dai fabbri impegnati da centinaia di anni nella lavorazione dei metalli per dar vita a spade e lame destinate alle armi dei samurai e per la protezione dei singoli.
Il loro taglio netto riesce a prevenire l’ossidazione e a non danneggiare le cellule degli ingredienti freschi
La storia ci riporta che all’alba dell’impero Meiji nell’ultimo trentennio del 1800, l’imperatore impose il contenimento della circolazione di armi e del diritto di difesa personale. I maestri d’arte si trovarono dunque costretti a spostare la loro produzione dalle armi, le quali costituivano la loro principale fonte di sostentamento, verso gli attrezzi usati per il taglio del tabacco prima, allargandosi poi man mano verso quelli impiegati nella sfera culinaria.
Osservando a posteriori il successo detenuto ai giorni nostri dalla gastronomia nipponica del sushi e sashimi, appare evidente che la scelta dei fabbri dislocati nelle regioni Niigata Sanjo, Seki e Sakai, sedi principali di queste lavorazioni, fu lungimirante e senza dubbio la migliore che potessero prendere.
Gli chef di professione ne apprezzano le qualità poiché le lame dei coltelli giapponesi sono talmente sottili e affilate da penetrare negli alimenti senza alcuna resistenza. Pertanto, liquidi e umori rimangono all’interno delle fibre e restituiscono alla vista prodotti dotati di eccezionale brillantezza e al gusto un sapore fresco e delicato.
Oltre alla fama detenuta tra i tecnici del settore, il crescente interesse anche da parte di consumatori comuni ha portato all’ampliamento delle soluzioni offerte dal mercato per le diverse tipologie di coltelli giapponesi, riconducibili prevalentemente a due categorie:
- Coltelli giapponesi tradizionali
- Coltelli giapponesi in stile occidentale
Quelli nella versione tradizionale riprendono in toto le originali forme e peculiarità delle antiche lavorazioni. Essi hanno forgiatura a mano, con lame prevalentemente in acciaio damasco o al carbonio estremamente tenaci, richiedono cure particolari come la periodica affilatura e una precisione senza pari.
Le opzioni in stile occidentale sebbene siano realizzate prevalentemente in Europa o Stati uniti riprendendo per filo e per segno l’estetica orientale.
Esse cedono una parte di resistenza in favore della praticità, poiché realizzate principalmente in acciaio inossidabile, mentre il filo è sottilissimo e spesso presente sia sul lato destro sia sul sinistro. Entrambe le versioni di coltelli giapponesi sono di grande qualità, la scelta è legata principalmente ai gusti personali e all’uso che se ne intende fare.
Forgiatura e finitura
Andando più a fondo nell’esame delle caratteristiche dei coltelli cucina giapponesi per individuare quale scegliere, tra quelle di maggior rilievo troviamo la forgiatura e i materiali. La tradizionale lavorazione che porta tali utensili a essere apprezzati in tutto il mondo, è quella della stratificazione.
Tale tecnica consiste nell’abbinamento, detto awase, di più strati di diverse tipologie di acciaio, più duro all’interno e più morbido all’esterno.
Quelli artigianali possono richiedere da 50 fino a 300 ore di lavorazione
Durezza e morbidezza derivano dalle concentrazioni rispettivamente maggiori o minori di carbonio nella lega di acciaio, oppure dall’abbinamento di lastre con diversa tempratura, al fine di ottenere una lama tenace ed estremamente affilata ma allo stesso tempo flessibile agli urti.
Il numero di strati va da 2 o 3 nelle tradizionali tecniche Ni-Mai e San-Mai, fino alla celebre stratificazione dei coltelli damasco giapponesi che ne registrano fino a 67. Le caratterizzazioni dal punto di vista estetico si traducono, invece, nelle diverse finiture conferite ai coltelli giapponesi dai maestri artigiani.
Finitura | Effetto estetico |
---|---|
Tsuchime | Vengono lasciati in evidenza i solchi creati sulla lama dai colpi del martello. Tali segni oltre alla funzione estetica si trovano ad agevolare ulteriormente il distacco dei cibi |
Kurouchi | Ricorrente sulle lame in acciaio al carbonio in cui la lastra, tranne la sezione inferiore del filo, risulta annerita come fosse grezza e scolorita per prevenirne l’ossidazione |
Suminagashi | Si riferisce alla forgiatura damasco, la quale produce su tutta la lunghezza del tagliente delle piccole o grandi ventature in base alla tecnica di battitura |
Kyomen | Conferisce il peculiare effetto “a specchio”, la lucidatura è così accurata da non riuscire a vedere sulla lama alcuna venatura o stratificazione nemmeno osservandola in controluce |
Migaki | Rappresenta la più classica delle finiture dei coltelli giapponesi, nella quale al termine della stratificazione l’acciaio viene lucidato e levigato accuratamente |
Lavorazioni decisamente pregiate sono quelle dei migliori coltelli giapponesi fatti a mano, costituiti da lame grezze forgiate dagli artigiani ripiegando e battendo ripetutamente le diverse lastre di acciaio duro e morbido per costituire il tagliente.
Si tratta di pezzi unici i quali richiedono ai fabbri solitamente lunghe ore di lavoro eseguito manualmente e per tale ragione sono venduti a un prezzo maggiormente elevato rispetto a quelli realizzati mediante macchinari.
Le alternative di provenienza industriale in stile occidentale sono, infatti, quelle forgiate a stampo e tagliate a laser da lamine di grandi dimensioni. Questi coltelli giapponesi, seppur lontani dal rigoroso metodo tradizionale, rappresentano la soluzione più economica per i consumatori e meglio rispondente alle logiche della produzione in lotti.
Materiali e durezza
La durezza è tra i principali attributi distintivi dei coltelli da cucina professionali giapponesi, viene valutata attraverso la scala di Rockwell e misurata in HRC. Nella categoria dei coltelli giapponesi migliore esistente sul mercato, il parametro varia in base al materiale scelto e si attesta in media tra i 58 e i 66 HRC.
Per comprendere a pieno la valenza di questa caratteristica si può considerare che il normale utensile da taglio occidentale possiede la resistenza di circa 54 HRC. Oltre all’acciaio sono disponibili in commercio per la tipologia di lame nipponiche anche altri materiali, ovvero il titanio e la ceramica.
La durezza del titanio è valutata attraverso lo stesso test valido per gli acciai ed è quindi espressa in HRC mentre per la ceramica la tenacia è misurata attraverso una scala differente, quella di Mohs, utilizzata per i minerali naturali dal talco al diamante ed espressa in scala numerica da 1 a 10, individuando progressivamente quelli teneri, semiduri e duri.
Materiale | Caratteristica | Durezza |
---|---|---|
Acciaio al carbonio | Presenta una concentrazione di carbonio superiore all’1,2 %. Tale caratteristica conferisce alla lastra di taglio maggiore durezza, tenacia e di conseguenza un’affilatura più efficace e netta | 58-60 HRC |
Acciaio damasco | Deriva da Damasco, storicamente conosciuta per la produzione di spade e armi. La particolare lavorazione è realizzata apponendo numerosi strati, oltre 60, di lamiere battute e ripiegate a lungo | 60-66 HRC e oltre |
Acciaio inox | Formato da ferro, cromo e carbonio inferiore allo 0,65%. Noto per la resistenza a corrosione, ruggine e alte temperature grazie al processo di tempra, e al buon rapporto qualità prezzo | 56-58 HRC |
Titanio | Altamente resistente alla corrosione, non contamina il sapore dei cibi. Generalmente rappresenta solo la copertura della sottostante lama in acciaio a causa del suo costo elevato | 80 HRC |
Ceramica | Costituita precisamente da polvere di zirconia, materiale naturale molto duro. È più leggera dell’acciaio, resiste al calore e non si arrugginisce | 8 sulla scala di Mohs |
A causa della durezza della composizione, il miglior coltello giapponese cucina riporta un’affilatura maggiormente accurata e la tenuta del filo tende a essere molto più duratura rispetto ad altre categorie di strumenti. Dal punto di vista della conformazione della lama, la grande parte dei migliori coltelli giapponesi presenta il filo tagliente solo da un lato, quello destro, poiché secondo l’antica convenzione tale assetto riuscirebbe a garantire massima precisione e pulizia del taglio.
Il versante opposto delle lame presenta, invece, una leggera e impercettibile concavità la quale crea un microspazio di aria volto a favorire lo scivolamento dell’alimento, evitando così che questo possa attaccarsi alla lama. Altro vantaggio conseguente è anche nell’utilizzo, poiché questa peculiarità facilità le operazioni rendendole più rapide e altresì si evita il possibile sfaldamento dei cibi.
Usando una pietra con grana media di 300, si può modificare l’angolo d’affilatura
I mancini che non riescono a utilizzare la mano destra possono orientarsi su coltelli giapponesi d’ispirazione occidentale reperibili sul mercato, in cui il filo è presente su entrambi i lati, oppure su alcuni coltelli giapponesi forgiati a mano per essere taglienti dal lato sinistro.
Le lame dei coltelli giapponesi sono prevalentemente lisce con estremità a “V” per un taglio acuto e netto, inoltre, sono dotate di angolo di affilatura da 8° a 10° nelle versioni più tradizionali e da 13 a 15° in quelle industriali ed europee.
Tipologie e utilizzi
L’intaglio degli alimenti nella gastronomia tipica del Giappone è considerato una vera e propria arte, non solo per la sua valenza estetica e l’accuratezza dei dettagli nella presentazione del piatto finale, ma anche per una precisa scelta tecnica legata all’uniformità di cottura di ortaggi e verdure.
È ciò che avviene ad esempio nella preparazione degli stufati, in cui gli alimenti sono lavorati secondo le tecniche rangiri, taglio a 45° per velocizzare la cottura di ortaggi più duri, mentori, smussatura degli angoli nelle sezioni rettangoli per evitare spaccature, oppure l’intaglio kakushi-bocho, scelto per favorire l’assorbimento dei sapori durante la cottura dei funghi.
Il desiderio di affacciarsi alle tecniche gastronomiche orientali può palesarsi per necessità professionale da parte degli chef oppure per semplice passione e curiosità. In entrambi i casi vi è la possibilità di scegliere fra due alternative di dotazione:
- Pezzi singoli
- Kit completi
Qualora ci si affacciasse per la prima volta all’uso dei coltelli giapponesi può essere una buona idea cominciare per gradi acquistando pezzi singoli, orientandosi verso quei modelli maggiormente versatili oppure verso utensili specifici per verdure, carne o pesce in base all’uso specifico che se ne intende fare.
L’opzione dei kit completi è come in ogni accessorio da cucina la più vantaggiosa, poiché con l’acquisto di set coltelli professionali giapponesi ci si potrà equipaggiare di una fornitura coordinata di strumenti efficaci e di buona qualità. I servizi più frequenti includono 3 o 5 pezzi e fino a 9 elementi, contenuti spesso in apposite custodie.
Modello | Peculiarità | Funzione | Tipologia della lama |
---|---|---|---|
Santoku | Affilatura simmetrica, filo presente spesso su entrambi i lati, talvolta dotato di alveolature volte ad agevolare il distacco dell’alimento | Il nome significa “le tre virtù” poiché è adatto a affettare, tagliare in pezzi e tritare carne, pesce e verdure. È, dunque, considerato universale | Da 16 a 20 cm |
Usuba | Lama di forma rettangolare e asimmetrica, con un lato piatto e quello opposto con tre angolazioni diverse, riprendendo lo stile della katana | Tagliare in modo estremamente preciso le verdure, grazie alla sua forma viene anche usato per raccogliere successivamente le sottili sezioni di cibo per riporle in padella | Tra 16 e 18 cm |
Deba | Tagliente di tipo trapezoidale il quale sporge in avanti rispetto al manico, il suo nome significa appunto “lama sporgente” | Comparabile alla mannaia occidentale, la parte posteriore è adatta a trinciare ossa di piccola dimensione o lische, mentre la punta viene usata per sfilettare pesci medio grandi | Da 15 a 30 cm |
Yanagiba | “Lama a foglia di salice” è una lastra a trapezio stretta e lunga, con estremità a punta | Chiamato anche Sashimi, è ideato appositamente per questa preparazione, permette di realizzare sottili fettine di pesce crudo eseguendo un movimento unico e continuo | Da 24 a 30 cm |
Nakiri | Forma rettangolare e squadrata, spesso affilata su entrambi i lati. Simile alla tipologia Usuba | Tagliare a cubetti regolari o sminuzzare le verdure, essendo più leggero facilita i tagli che richiedono delicatezza | Da 16 a 18 cm |
Takohiki | Simile allo Yanagiba con tagliente stretto e molto lungo con punta dal profilo squadrato | Impiegato per sfilettare il pesce in modalità sashimi anche su tipologie più consistenti come il polpo | Da 24 a 30 cm |
Honesuki | Particolare lama di forma triangolare, rigida, tenace e allo stesso tempo flessibile | Utilizzato per il disosso delle carni di varia pezzatura | 15 cm |
Petty | Piccolo e maneggevole, dalla lama corta e stretta, è equiparabile allo spelucchino europeo | Usato per lavori di precisione, come intagli e decorazioni, per sbucciare, pelare e tritare | Da 12 a 15 cm |
Maguro Bocho | Prevalentemente di uso professionale, ha una lastra estremamente lunga | Impiegato anche in 2 persone su pesci di grandi dimensioni, in particolare i tonni freschi appena pescati | Da 40 cm a 1,5 m |
Dunque, per comprendere come si usa ogni singolo elemento è necessario conoscerne le caratteristiche, poiché nella cultura gastronomica nipponica il coltello giapponese per verdure è totalmente diverso da quello per sushi e sashimi o dal coltello santoku. In relazione alla tipologia varia anche la larghezza della lama, la quale va dai 2,5 cm del takohiki fino ai 7 cm di lastre più ampie come quella dell’usuba.
Tra le diverse possibilità in commercio alcuni set coltelli giapponesi cucina risultano essere una perfetta combinazione dei vantaggi offerti dalla tradizione orientale, quali la resistenza dei materiali e alcuni attributi individuabili nelle forme delle lame, con la praticità e versatilità dei modelli occidentali.
Come risultato di tale commistione, talvolta, in alcuni kit sono inclusi articoli riconducibili a tecniche culinarie più tipicamente europee quali spelucchini, trincianti, disossatori, lame seghettate per pane e forchettoni oppure può capitare che tali strumenti subiscano un redesign che li renda più simili nello stile e nell’estetica a quelli del Giappone.
In tal modo, chiunque desideri avvalersi dei coltelli da chef giapponesi può allo stesso tempo possedere la più valida e completa fornitura utile in ogni cucina per la preparazione delle comuni pietanze giornaliere.
Caratteristiche del manico
Nell’esaminare la conformazione dei coltelli giapponesi spicca la particolarità del manico. I coltelli giapponesi devono, infatti, il loro successo anche all’estrema maneggevolezza che consente di processare alimenti delicati come il pesce crudo o di affettare sottilmente cibi che con altri attrezzi si sfalderebbero.
Nell’impugnatura dell’oggetto è possibile identificare tre parti fondamentali
- Ê, il manico vero e proprio
- Ejiri, ovvero l’estremità finale
- Ago, il punto di giuntura con la lama
La sagoma di un coltello sushi giapponese realizzato secondo le linee tradizionali ha l’originale forma “a castagna” ossia tondeggiante ma bombata da un lato, ideale per mantenere salda la presa anche se si hanno le mani bagnate.
Le lame sono spesse da 2 a 4,5 mm
Il profilo della castagna si mostra chiaramente osservando la stretta della mano intorno all’Ejiri e risulta molto comodo nell’uso prolungato dell’accessorio da cucina. Frequente è anche la presenza di manici tubolari a sezione tonda mentre nelle versioni moderne ed europee questi sono stati sostituiti da impugnature ergonomiche di forma rettangolare, a volte dotate di tripla rivettatura al fine di assicurare la presa.
Anche dal punto di vista dei materiali con cui possono essere realizzati i manici dei coltelli giapponesi ci si può trovare di fronte a diverse possibilità, dalle più vicine alle più lontane rispetto al rigoroso metodo nipponico, ovvero:
- Legno
- Acciaio
- Micarta
- Polipropilene
L’opzione del legno è quella scelta da sempre dai maestri forgiatori a causa della sua leggerezza e poiché garantisce un buon grado di attrito della mano sull’impugnatura, favorendone la solidità. I legni più utilizzati per questo scopo sono bambù, pakka, palissandro, ciliegio e castagno.
L’acciaio è fra le scelte più moderne, soprattutto l’inossidabile, a causa della praticità offerta nei lavaggi. Qui, spesso il manico all’interno è vuoto al fine di non gravare sulla mano inserendo un componente eccessivamente pesante.
Per quanto concerne la micarta, si tratta di un particolare composto la cui invenzione risale ai primi anni del novecento, formato dalla combinazione di carta e tessuti, come lino, cotone o canapa, più delle resine tra cui la bachelite, ampiamente utilizzata nelle manicature degli attrezzi da cucina.
Infine, oggi è molto comune altresì la scelta del polipropilene, sostanza derivante da polimeri plastici la quale trova largo uso nella realizzazione di accessori e attrezzi dedicati agli alimenti grazie alla sua flessibilità, resistenza al calore, leggerezza e facilità di pulizia.
Di frequente si può notare sui coltelli giapponesi professionali l’inserimento di una giuntura antibatterica tra il manico e l’aggancio della lama che impedisce l’accumulo di residui di cibo, i quali potrebbero portare alla progressiva corrosione della lama.
Questa parte agevola la pulizia dell’utensile, l’ordinaria manutenzione e di conseguenza la sua durabilità nel tempo. Il manico può aggiungere circa 10 o 15 cm alla lunghezza totale di un coltello giapponese sushi o verdure, tuttavia data la particolarità delle forme e delle scelte stilistiche di ogni produttore la dimensione totale raggiunta varia in base allo specifico prodotto.
Pulizia e cura
Come ogni oggetto di pregio a cui dedicare cure e attenzioni particolari, anche i coltelli giapponesi necessitano di alcune fondamentali accortezze utili a mantenere l’integrità del tagliente, la tenuta del filo e a preservare questi preziosi strumenti dagli effetti negativi dei molteplici agenti di corrosione con cui potrebbero entrare in contatto.
Il primo aspetto da considerare è la pulizia, la quale va effettuata sempre preferibilmente a mano, senza prolungare a lungo l’ammollo, al fine di evitare che la lavastoviglie possa provocare l’ossidazione dell’acciaio. È possibile utilizzare il normale detergente per piatti, rinunciando però a quei saponi contenenti sostanze troppo aggressive solitamente aggiunte per intensificare l’azione di sgrassatura.
L’obiettivo principale da raggiungere è di lasciare il meno possibile l’utensile a contatto con i residui di cibo, soprattutto se si tratta di cibi altamente acidi come agrumi, pomodori e sedano poiché tale acidità andrebbe a intaccare la lama che nei coltelli giapponesi damasco o in acciaio al carbonio non è inossidabile e va preservata il più possibile.
Qualora si verificasse l’eventuale formazione di ruggine, soprattutto laddove fossero presenti graffi sul tagliente, è possibile adoperare delle gomme in materiale abrasivo da bagnare e strofinare sulla superficie o della polvere abrasiva antigraffio da cucina, entrambe soluzioni facilmente reperibili in commercio.
Il movimento da seguire quando si puliscono i coltelli giapponesi è quello di far scivolare la spugnetta, non abrasiva e imbevuta di sapone, partendo dal retro verso il filo e anche nella fase di asciugatura è consigliato eseguire la stessa tecnica, in modo da garantire la sicurezza ed evitare spiacevoli tagli causati da affilature estreme.
Al primo utilizzo vanno sciacquati con acqua calda
Per asciugare questi accessori sono da preferire panni morbidi da adoperare subito dopo il lavaggio, sistemandoli poi con attenzione. L’accuratezza della sistemazione è altrettanto rilevante, in quanto sarebbe opportuno conservare i coltelli giapponesi lontano da oggetti metallici che potrebbero causare graffi o altri danni alle lame, conservandoli nell’apposito ceppo in legno, avvolti in stoffe morbide oppure utilizzando le custodie in cui spesso sono venduti.
Queste possono essere cofanetti in legno o valigette in metallo, dotati di imbottiture interne sagomate per accogliere in sicurezza ogni singolo pezzo, oppure astucci arrotolabili realizzati con apposite tasche, fasce elastiche o nastri in velcro per mantenere bloccato al suo posto ogni pezzo.
Tali custodie sono dedicate non solo all’efficace sistemazione ma anche al trasporto in sicurezza, frequente per gli chef i quali portano con sé il proprio kit professionale nei ristoranti o in occasione di concorsi e cooking show.
Per una maggiore protezione esistono degli specifici copri lama da inserire sui coltelli giapponesi chiamati saya, realizzati in legno naturale, ideali per proteggere il filo durante il trasporto o mentre lo strumento di taglio non è in uso.
Nel momento in cui si adoperano i coltelli giapponesi è importante scegliere supporti adatti, prediligendo piani e taglieri in legno o policarbonato rispetto a quelli in granito o in vetro che potrebbero produrre scheggiature sul filo.
Quando ci si accorge che il proprio coltello giapponese damasco o acciaio inizia a perdere gradualmente l’originaria efficacia nel tagliare è probabile che sia arrivato il momento di eseguire l’affilatura. Tale procedura richiede l’apposita pietra ad acqua, più morbida di quelle usate per normali taglienti, con una grana tra 400 e 1200. I passaggi richiesti non sono affatto complessi e prevedono di:
- Tenere la pietra a bagno per 5 minuti
- Posizionarvi sopra la lama con un angolo di 10° o 15°
- Farla scorrere sulla superficie in modo verticale o circolare
- Ripetere il movimento per tutta la lunghezza del tagliente
L’unica accortezza necessaria è quella di cercare di mantenere la stessa angolatura della lastra per tutta la procedura in modo da creare lo stesso livello di affilatura su tutta la lunghezza. Se il filo è presente su un solo lato la procedura si eseguirà solo su quella parte, in caso contrario si dovrà effettuare per entrambi i versanti, destro e sinistro.
Al termine, si rimuovono i residui ed è consigliato ungere leggermente l’acciaio, ed eventualmente il manico se è in legno, con poco olio vegetale al fine di ristorare e ammorbidire i materiali. Per ulteriori consigli di manutenzione si può fare affidamento alle istruzioni previste dai singoli produttori per i coltelli giapponesi che si è scelto di comprare.
Recensioni dei migliori coltelli giapponesi
1. Kai DM-0781EU67
Perfetta combinazione tra la praticità delle forme europee e l’efficacia tipica dei coltelli giapponesi, il set Kai DM-0781EU67 contiene 5 unità in acciaio inossidabile con manici in bambù e policarbonato. Il tutto è contenuto nell’ottima valigetta di protezione, per conservarli e trasportarli in sicurezza.
Soluzione ideale per chi desidera equipaggiarsi di una valida dotazione entry level, il kit di coltelli giapponesi Kai DM-0781EU67 è composto da 5 elementi di diverse misure. Nello specifico troviamo il coltellino da 10 cm, multiuso da 15 cm, Santoku da 16,5 cm, quello da 20 cm e infine il più grande da 23 cm.
La scelta del materiale di composizione, in linea con le comuni tendenze dello stile occidentale, è l’acciaio inox da 58 HRC con finitura lucida. La maneggevolezza dei manici è garantita dal mix di bambù e policarbonato, igienico e facile da pulire, a cui è agganciata la giuntura in acciaio che mantiene lontano lo sporco.
I pezzi sono contenuti nella pratica e sicura custodia inclusa nella confezione, al cui interno delle fasce in velcro garantiscono la conservazione e il trasporto in totale sicurezza. La valigetta chiusa presenta un volume di 45 x 16 x 7 cm e un peso complessivo con gli utensili di 1,93 Kg.
2. Ross Henery Professional 9PCJAP-2017
Un buon compromesso tra la disponibilità di una fornitura completa da 9 elementi, spelucchino e mannaia e la precisione dei coltelli giapponesi è rappresentato da Ross Henery Professional 9PCJAP-2017, indispensabili da possedere nella propria cucina e realizzati in resistente acciaio al carbonio.
Include i principali strumenti necessari a lavorare diverse tipologie di alimenti, la fornitura Ross Henery Professional 9PCJAP-2017, realizzata nello stile dei coltelli giapponesi con cui condividono la tenacia dell’acciaio 5CR 15MOV ad alta concentrazione di carbonio e l’affilatura accurata e durevole.
I 9 elementi del servizio sono formati da un unico pezzo di acciaio, per cui anche il manico è dello stesso materiale. Questa parte ricorda i tradizionali manici orientali grazie alla forma ergonomica sulla cui superficie è presente la speciale trama volta a intensificare l’effetto grip.
Per conservare gli articoli è possibile avvalersi della custodia dedicata, un astuccio in tela arrotolabile equipaggiato di tasche interne e di apposite guaine di copertura per le lame più grandi. Nella confezione troviamo spelucchino 10 cm, disossatore 15 cm, forchettone 25 cm, acciaino 30 cm, mannaia 18 cm, quello per sfilettare da 20 cm e per intagliare da 25 cm, coltello seghettato da pane 20 cm e infine uno da Chef da 20 cm.
3. Yarenh Set 5 pezzi
Il servizio professionale di coltelli giapponesi Yarenh Set 5 pezzi presenta dotazioni riconducibili alla rigorosa lavorazione tradizionale, composizione in acciaio damasco con 67 strati e 58-60 HRC di durezza, più i manici in legno pakka per renderli maneggevoli e comodi anche per usi prolungati.
Per chef professionisti e amatori esperti dell’ambito gastronomico i quali richiedono un quid aggiuntivo nella qualità e nelle performance, la scelta perfetta è ravvisabile in Yarenh Set 5 pezzi di coltelli giapponesi di ottima fattura.
Tra le diverse peculiarità spicca la composizione in acciaio damasco con lavorazione a 67 strati di lamiere e indice di durezza tra i 58 e i 60 HRC, garanzia di resistenza e durabilità del prodotto. Il cofanetto protegge efficacemente gli elementi del kit grazie all’interno sagomato per accogliere in maniera sicura le diverse forme, con l’aggiunta di punte in acciaio in cui collocare l’estremità della lama.
All’interno troviamo il Santoku da 18 cm, Nakiri da 17 cm, quello da Chef da 20 cm, l’universale da 12 cm e spelucchino da 9 cm. I manici, ergonomici e ben proporzionati, sono composti in legno pakka il quale oltre a essere difficilmente attaccabile dai lavaggi e dall’usura, risulta altresì leggero e comodo da impugnare anche per diverse ore se si è dei professionisti.
4. Kai 6724Y
Tra gli irrinunciabili coltelli giapponesi che ogni appassionato dovrebbe possedere vi è il valido yanagiba Kai 6724Y, caratterizzato dalla lunga e affilata lama a salice da 24 cm in acciaio a 58 HRC, con il quale creare sottili sezioni di pesce crudo o verdure, in maniera comoda e agevole.
Design elegante e raffinato per una delle più utili e classiche tipologie di coltelli giapponesi, lo yanagiba Kai 6724Y, dalla caratteristica lama lunga e affusolata. Dedicato alla sfilettatura sottile del pesce per la preparazione del sashimi, questo modello presenta la lastra di taglio lunga 24 cm, realizzata in acciaio inox con durezza 58 HRC.
Pur offrendo una considerevole tenacia, l’oggetto è dotato della notevole leggerezza di 142 g, grazie alla quale si favoriscono i delicati movimenti necessari ad affettare sottilmente anche gli alimenti dalla consistenza meno compatta. Anche il manico si rifà alle più classiche tradizioni per la forma ovale e la composizione in polvere di bambù, alla cui lavorazione è stato aggiunto un tocco di modernità con l’inserimento del policarbonato.
Esso lo rende maggiormente pratico nell’utilizzo, poiché antiscivolo, e altresì nel lavaggio e nella cura ordinaria. L’affilatura netta e precisa è presente solo da un lato come la maggior parte dei prodotti della categoria dei migliori coltelli giapponesi.
Opinioni finali
In quanto a resistenza e precisione nei risultati i migliori coltelli giapponesi da cucina professionali non hanno pari tra le attrezzature dedicate alle preparazioni gastronomiche. A causa del loro indiscusso valore, soprattutto nel caso dei coltelli giapponesi artigianali, i prezzi si collocano su fasce medio alte, tuttavia, un’attenta ricerca può talvolta rivelare la presenza di allettanti offerte.
Fra i modelli d’ispirazione giapponese riscuote molto successo tra i consumatori il servizio Kai DM-0781EU67, dal costo di categoria medio alta suscettibile di eventuali sconti. Le 5 unità presentano diversa lunghezza, dai 10 ai 23 cm, per adattarsi a numerosi utilizzi, sono realizzate in acciaio inossidabile 58 HRC dall’elegante finitura lucida e corredate di manici composti da bambù e policarbonato.
Se si è alla ricerca di una fornitura completa di accessori europei rielaborati secondo le migliori qualità nipponiche, la scelta più valida è Ross Henery Professional 9PCJAP-2017, una delle soluzioni con il miglior rapporto qualità prezzo. Per gli chef esperti, che non sanno quale scegliere nell’offerta di coltelli giapponesi per professionisti, sarà possibile orientarsi sull’ottimo Yarenh Set 5 pezzi, il cui investimento maggiore può essere talvolta agevolato da un eventuale sconto.
Infine, gli appassionati di cucina orientale non possono lasciarsi sfuggire il Kai 6724Y di tipologia yanagiba, la migliore da impiegare per sfilettare sottilmente il pesce e realizzare sushi e sashimi anche in casa. Qui abbiamo un prodotto dal design elegante, robusto ma leggero grazie al peso di 142 g. Il costo competitivo rientra nella media della categoria e risulta vantaggioso rispetto all’effettiva qualità dell’oggetto.
Non vi è dubbio che tagliare, affettare e tritare con i coltelli giapponesi offra risultati di livello superiore, altresì la gestualità e la comodità nell’effettuare l’operazione risultano agevolate anche per i meno esperti. Per di più quando si decide di acquistare i coltelli giapponesi è importante considerare che, se adoperati e tenuti con le dovute accortezze, sono destinati ad accompagnare per lungo tempo l’aspirante o esperto chef.
Quali coltelli giapponesi scegliere? Classifica (Top 4)
Prodotto | Offerta | Sconto | Voto |
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Domande frequenti
- Ogni quanto si affilano i coltelli giapponesi?
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La frequenza è legata all’utilizzo, in generale se fabbricati in acciai molto duri come quello al carbonio è necessario effettuarla spesso, mensilmente oppure settimanalmente se lo si usa ogni giorno.
- Come scegliere i migliori coltelli giapponesi adatti ai mancini?
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La tipologia da acquistare per i mancini è quella che presenta il filo da entrambi i lati, al contrario di quelli su cui è presente solo su uno dei due, adatti prevalentemente ai destrorsi.
- Quanto pesano i coltelli giapponesi?
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Per tutti il peso si aggira in media sui 200 g, con alcune leggere differenze tra una tipologia e l’altra derivanti dalla struttura e dai materiali di lama e manico.
- Si possono affilare con l’acciaino?
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Per l’affilatura dei coltelli giapponesi è preferibile utilizzare la pietra ad acqua, poiché è sufficientemente dura da affilare ma non troppo da rischiare di scheggiare il tagliente.
- Quanto durano i coltelli giapponesi?
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La durabilità dei coltelli giapponesi è stimata su una scala annuale, salvo il rispetto dei corretti accorgimenti riguardo uso, lavaggio e sistemazione. Quelli in damasco tendono ad avere durata ancora maggiore.
- È possibile lavarli in lavastoviglie?
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I produttori sconsigliano in ogni caso l’uso della lavastoviglie per preservare la qualità della lama e del filo.
- Cosa s’intende con diciture quali 5Cr15MoV riscontrabili in alcune specifiche?
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Diciture come queste identificano il tipo di lega impiegata per realizzare l'acciaio di quell’articolo. La sigla Cr si riferisce alla quantità di cromo, Mo molibdeno e V vanadio.
- Le sigle AUS_10 o AUS_8 o Vg10 a cosa si riferiscono?
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Si riferiscono ad alcune specifiche tipologie di acciaio molto resistente prodotte in Giappone da aziende specializzate, talvolta utilizzate per la forgiatura della coltelleria.