Confronto delle betoniere migliori
- Il peso a vuoto è molto ridotto, soltanto 25 kg
- Buona manovrabilità grazie a ruote di gomma
- Fusto conico, migliore facilità di svuotamento
- Impasto omogeneo grazie alla forma delle pale
- Pratica maniglia per la migliore maneggevolezza
- La vasca è molto resistente e costruita in acciaio
- Il cestello è ampio, con diametro pari a 450 mm
- Con sistema di ribaltamento a leva ergonomica
- L’interruttore di avvio ha il rivestimento isolante
Come scegliere una betoniera
Indice
Ambiti d’uso e caratteristiche generali
Benché fin dall’antichità siano ben conosciute le proprietà di alcuni materiali inerti, ad esempio sabbia e ghiaia, l’impiego su larga scala di calcestruzzo e malta come li conosciamo noi oggi ha avuto inizio solamente all’incirca un paio di secoli fa.
Da quel momento in poi, complici l’industrializzazione e le scoperte chimiche, le metodologie costruttive si sono evolute costantemente e in maniera piuttosto veloce, rendendo poi accessibile a chiunque tale tipo di tecnologia, ancora oggi utilizzata nella maggior parte degli edifici, pubblici o privati che siano, dai più grandi ai più piccoli.
Tutto questo, però, presupponeva, e presuppone tuttora, la possibilità di miscelare insieme diversi elementi e in tal senso l’invenzione della betoniera ha avuto un impatto enorme.
Le pale a geometria doppia e tripla rendono l’impasto più omogeneo
Tanto il calcestruzzo, impiegato in ogni parte del mondo per realizzare le parti strutturali dei fabbricati, quanto la malta, usata come intonaco, legante tra murature o sottofondo per pavimenti, infatti, sono composti la cui preparazione nelle betoniere richiede un’attenta miscelazione.
Essi sono, all’atto pratico, conglomerati omogenei ricavati dalla mescolatura tra acqua, cemento o calce, materiali inerti aggreganti come sabbia o ghiaia ed eventuali additivi chimici o minerali. Ovviamente, fino a qualche decennio fa, soprattutto in casa o comunque in ambito amatoriale, tale mistura veniva miscelata manualmente con l’utilizzo di pale, tuttavia, odiernamente, una piccola betoniera può essere acquistata da chiunque nell’ottica di servire in ogni situazione.
Sebbene per gli utilizzi più impegnativi, ad esempio cantieri molto estesi riguardanti la costruzione dal nuovo di grandi edifici, siano normalmente impiegate betoniere sotto forma di automezzi specifici atti a miscelare e posare direttamente in opera il calcestruzzo, possono essere molti gli usi di una più classica betoniera.
Tra questi, all’interno della sfera amatoriale o professionale, i più comuni sono
- Realizzazione di solette
- Costruzione di muri divisori e tramezzi
- Getti di piccole fondazioni in cantiere, muretti o recinzioni
- Infissione di pali nel terreno per strutture esterne, come tettoie e simili
Le suddette sono di certo le occasioni più comuni di impiego della betoniera, grazie alla quale l’operatore, sia egli un edile professionista oppure il più tradizionale amante del fai da te impegnato a ristrutturare o realizzare costruzioni domestiche, potrà impastare i materiali senza alcuna fatica.
Il funzionamento di simili apparecchi è estremamente intuitivo: i vari componenti della miscela cementizia, opportunamente dosati, vengono introdotti all’interno della betoniera che, una volta azionata, produrrà il movimento rotatorio continuo. Grazie a tale moto, gli ingredienti verranno mescolati fino al raggiungimento della giusta consistenza.
Quando il conglomerato sarà pronto, il lavoratore potrà svuotare la betoniera piccola o grande che sia, normalmente all’interno di una carriola o di classici secchi da cantiere, e trasportare il composto laddove gli sia necessario. A questo punto, sarà possibile stendere o gettare il cemento, procedendo quindi alla lavorazione in oggetto.
Nel caso in cui per l’opera da realizzare non fosse sufficiente un solo carico di legante, durante la posa in opera eseguita dall’operatore, ogni apparecchio potrà continuare a funzionare, nell’ottica di produrre altri carichi utilizzabili in seguito, abbattendo quindi notevolmente le tempistiche di lavorazione generali.
Struttura costruttiva e maneggevolezza
La definizione dei possibili ambiti d’uso specifici non è di certo sufficiente a descrivere con esattezza le funzionalità della miglior betoniera per cemento. Per comprendere bene come le betoniere possono agire, infatti, è indispensabile esaminare con una certa accuratezza la loro struttura, in modo da chiarire la funzione di ogni elemento.
Da queste specifiche è anche possibile poi estrapolare altre utili considerazioni riguardanti la maneggevolezza della betoniera o impastatrice cemento. A dispetto dell’immaginario popolare secondo cui detti dispositivi sono impiegati quasi esclusivamente nei cantieri professionali, essendo frequenti anche le occasioni d’uso in ambito amatoriale, è ovviamente importante che i criteri riguardanti ingombro e manovrabilità siano valutati adeguatamente.
In primo luogo, è senz’altro importante accennare ai materiali con i quali le betoniere sono realizzate, poiché essi influiranno sia sulla maneggevolezza che sulla durabilità dell’intero prodotto, oltre che, in alcuni casi, anche sulla sua funzionalità.
Nella fattispecie, di solito, una impastatrice cemento è un insieme di diversi elementi, costruiti in acciaio o ghisa. Le migliori betoniere da tale punto di vista sono senza dubbio quelle che presentano le parti meccaniche esterne di trasmissione del moto, vale a dire quelle maggiormente soggette a usura, in ghisa, ovvero un materiale molto resistente all’attrito.
In altri casi, la ghisa può essere sostituita efficacemente dall’acciaio, ugualmente robusto e duraturo, ma mediamente più leggero. Alcune parti strutturali o meccaniche, invece, sono talvolta costruite in pressofusioni di alluminio o altre leghe leggere.
Elemento | Funzione |
---|---|
Motore | Collegato alla pulsantiera di comando, è la parte meccanica alimentata che genera il movimento rotatorio e aziona la trasmissione di quest’ultimo |
Sistema di trasmissione del moto | Costituito dalla corona dentata collegata tramite il pignone all’albero motore, è responsabile del trasferimento della rotazione al bicchiere |
Bicchiere rotante con lame | Chiamato anche tamburo, presenta internamente lame, o pale, ed è il contenitore dentro cui le componenti vengono miscelate tramite la rotazione |
Dispositivi di ribaltamento con bloccaggio | Bloccato o sbloccato con l’apposito pedale e comandato attraverso un volante esterno, permette di rovesciare l’impasto all’interno della carriola |
Telaio di sostegno | La struttura esterna della betoniera, che sostiene il tamburo e il motore, ed è dotata di ruote, le quali rendono il tutto trasportabile |
Alla luce di quanto espresso sopra, è possibile definire la modalità operativa specifica di una betoniera a bicchiere. Il motore induce il movimento rotatorio dell’albero, il quale è collegato alla trasmissione interna, ovvero un sistema di cinghie, e a quella esterna, formata dalla corona dentata e dal pignone.
La corona cinge la circonferenza del bicchiere e ne permette la rotazione: all’interno del tamburo, inerti, acqua e leganti si mescolano grazie alle pale, aventi geometria doppia oppure tripla, le quali rendono l’impasto omogeneo. Il dispositivo di ribaltamento consentirà all’operatore di rovesciare il cemento all’interno della carriola o del secchio e, quindi, di utilizzarlo allo scopo costruttivo o manutentivo prefissato.
Il telaio è particolarmente importante nell’ottica della maneggevolezza, poiché dovrà essere resistente a sufficienza da sostenere il peso della betoniera portatile e del suo contenuto, ma dovrà allo stesso modo essere leggero, così da poter essere movimentato.
A tal proposito svolgono un ruolo fondamentale le due grandi ruote annesse, costruite in plastica rigida e talvolta gommate, che permetteranno di dislocare le betoniere a seconda delle necessità.
In base agli utilizzi previsti e alle capacità contenitive, dette strutture possono differire molto a livello volumetrico, tuttavia, in media, le dimensioni betoniera per uso amatoriale si aggirano attorno ai 100 cm in larghezza, 50 o 60 cm in profondità e tra 90 e 120 cm in altezza. I pesi a vuoto possono variare dai 20 ai 60 kg.
Alimentazione e potenza
Se le caratteristiche dimensionali e costruttive delle betoniere possono senz’altro definire, almeno a grandi linee, un ambito ideale di utilizzo, in tal senso, per capire come scegliere, è ancora più importante considerare la modalità di alimentazione.
Da questa distinzione, infatti, dipendono sia la capacità operativa della migliore betoniera che alcune sue specifiche riguardanti le modalità d’impiego e, quindi, la possibilità di adoperarla all’interno di un grande cantiere oppure nel cortile di casa propria.
È molto semplice, infatti, intuire come una betoniera professionale impiegata giornalmente da operai edili specializzati debba presentare caratteristiche differenti dalla mini betoniera adoperata in lavorazioni domestiche. Le due possibilità di alimentazione sono
- Elettrica
- Con motore a scoppio, o termico
I motori elettrici sono senza dubbio quelli più frequentemente impiegati all’interno della sfera del fai da te e che configurano un rapporto qualità prezzo mediamente molto buono. La betoniera elettrica risulta essere molto versatile a livello ambientale, vale a dire che può essere avviata senza problemi a prescindere dalla temperatura.
Ovviamente dovrà essere disponibile nelle vicinanze un collegamento alle reti elettriche, tuttavia, risultano decisamente maneggevoli ed economiche, sia dal punto di vista dell’acquisto iniziale che valutando la quasi assenza di manutenzione da eseguire.
In virtù di tali caratteristiche, queste betoniere sono sicuramente preferibili per lavorazioni hobbystiche ed eventuali ristrutturazioni interne. Chiaramente simili modelli di mini betoniera possono presentare potenze molto differenti e, di conseguenza, erogare prestazioni di vario livello. In linea di massima, la betoniera piccola specifica per usi sporadici e non troppo impegnativi può essere dotata di wattaggi variabili da 200 a 1200 W.
Solitamente detti motori sono alimentati a 220 V, proprio perché specifici per usi domestici, mentre apparecchi più possenti, da 1200 a 2000 W e oltre, sono adatti a situazioni professionali e spesso funzionano tramite tensione trifase da 380 V. Solitamente betoniere di questo genere hanno potenzialità minori e consentono di miscelare quantitativi meno voluminosi di cemento.
I motori a scoppio possono avere difficoltà d’avvio con temperature rigide
Al contrario, qualora sia indispensabile avere a disposizione una betoniera grande, utilizzabile con maggior efficacia anche all’interno di situazioni molto più impegnative, è possibile acquistare modelli con motore a scoppio. Simili soluzioni, sono meno pratiche, poiché molto più ingombranti a livello volumetrico, inquinanti e rumorose, a fronte del funzionamento a benzina o a gasolio.
Quasi sempre sono dotate di pneumatici gonfiabili, i quali possono permettere comunque una certa praticità di movimentazione. Detti strumenti possono però risultare indispensabili laddove non vi sia la possibilità di collegamento elettrico a sorgenti esistenti.
In aggiunta alla comodità di poter essere usata anche in assenza di corrente, la betoniera da cantiere di questo tipo è di solito molto più potente. Tali grandi motori hanno solitamente rendimento variabile da 2 a 8 CV, o HP, i quali corrispondono a un range di wattaggio compreso tra 1500 e 6000 W, determinando quindi la possibilità di impastare quantità maggiori di conglomerato.
A fronte di tali caratteristiche, ovviamente, risulta più elevata anche la rapidità con cui potranno essere eseguite lavorazioni altrimenti molto lunghe, come ad esempio il getto di estese solette di pavimentazione. È facile comprendere, quindi, come modelli di questo genere siano realizzati appositamente per fare fronte a necessità di tipo professionale, risultando sicuramente betoniere eccessive, oltre che troppo costose, nell’ambito amatoriale.
Capienza del bicchiere
Al netto della conformazione strutturale e della modalità di alimentazione del modello specifico, aspetto da cui dipende la potenza operativa dello stesso, è particolarmente importante valutare la capacità betoniera a bicchiere. Detto valore, infatti, identifica quale volume di conglomerato sarà possibile lavorare all’interno del tamburo e, di conseguenza, la quantità di materiale cementizio che si potrà produrre in un solo ciclo di impastatura.
La definizione precisa di questa capienza, oltre a influire ovviamente sul costo di acquisto del macchinario, è fondamentale nel momento in cui di dovrà decidere come scegliere e quale scegliere tra i vari modelli di betoniera, poiché aiuterà l’operatore a stabilire quello più adatto alle proprie esigenze, giacché in commercio esistono soluzioni con vasche più o meno grandi a seconda della mole lavorativa per la quale esse vengono adoperate.
A tal proposito, però, prima di valutare nello specifico l’adattabilità delle varie capienze delle betoniere alle diverse necessità operative, è fondamentale fare chiarezza riguardo alla terminologia utilizzata. Nella fattispecie, è importante distinguere la capienza, o volume, del bicchiere dalla effettiva capacità d’impasto di betoniera.
Detti valori, infatti, nonostante possano essere erroneamente confusi, identificano due grandezze differenti: la capienza del tamburo, per la precisione, contraddistingue la quantità di materiali, cioè acqua, leganti e inerti, che esso è in grado di contenere.
Al contrario, la capacità d’impasto indica invece quanta miscela è possibile ottenere con un ciclo di lavoro e corrisponde normalmente a un valore compreso tra il 70% e l’80% del volume del bicchiere. Questo significa che una betoniera 300 litri sarà in grado di produrre poco più di 200 litri di conglomerato.
Capacità | Usi | Lavorazioni |
---|---|---|
Da 60 a 120 litri | Betoniera da appartamento, di piccole dimensioni, utilizzabile a livello amatoriale | Interventi saltuari come piccole recinzioni e tamponamenti interni |
Tra 120 e 200 litri | Versatile, adatta a impieghi professionali e amatoriali relativamente frequenti | Cantieri di piccole dimensioni, getti di solette, intonaci e medie ristrutturazioni |
Oltre i 200 litri | Macchina realizzata nello specifico per figure lavorative che ne fanno un uso intensivo | Realizzazioni di nuovi edifici, fondazioni e altre opere impegnative in genere |
In base a tali volumetrie, è dunque possibile identificare con una certa affidabilità la betoniera da cantiere più appropriato alle proprie esigenze. In linea generale, sarà possibile specificare che una betoniera 100 litri potrà risultare utile in particolar modo come supporto lavorativo amatoriale, laddove sia impiegata per innalzare un muro divisorio, recinzioni non estese e, in linea di massima, in maniera sporadica.
Allo stesso modo, ristrutturazioni più consistenti, siano esse svolte da professionisti o da hobbysti, le quale possono prevedere, ad esempio, l’intonacatura di tutte le murature oppure la realizzazione di una soletta, richiederanno di certo volumi più importanti, facendo in modo che la scelta ricada sulla betoniera 200 litri.
Viceversa, cantieri dedicati a costruzioni dal nuovo o a interventi sostanziali avranno di certo la necessità di usufruire di una betoniera professionale più capiente.
In agricoltura possono essere usate per miscelare sementi e mangimi
Contestualmente alla volumetria della impastatrice per cemento piccola o grande che possa essere, è importante ragionare anche sulla carriola necessaria a trasportare il conglomerato alla zona in cui esso sarà adoperato.
Tipicamente, le carriole possono avere capienze variabili da 60 a 120 litri, tralasciando grandi soluzioni con capacità contenitiva molto più elevata, però difficilmente impiegabili in ambito edile. È bene calcolare come, di norma, sia difficile trasportare in una sola volta più di 70 o 80 litri di cemento, quindi, a fronte di ciò, una betoniera da 180 litri che scarica meno di 150 litri di impasto dovrà essere svuotata impiegando almeno due carriole.
Un’ulteriore precisazione riguardante la capacità della betoniera deve essere esplicitata nell’ottica di utilizzare e convertire correttamente le unità di misura. Molto spesso, infatti, i volumi delle lavorazioni edilizie sono calcolati in metri cubi, valutando, ad esempio, una certa quantità di calcestruzzo necessaria a realizzare una soletta.
Questi calcoli variano in base alla destinazione del manufatto, ovvero se sarà calpestabile, quanto peso dovrà portare e via dicendo. In parole povere, se per realizzare un massetto per pavimento serviranno 2 metri cubi di calcestruzzo, si dovrà prevedere di produrre 2000 litri di impasto.
Miscelazione e svuotamento
Una volta stabilita la capienza più adatta alle proprie necessità specifiche, può essere senz’altro utile fare alcune precisazioni riguardanti concretamente le metodologie operative delle betoniere.
Nella fattispecie, queste possono riguardare le modalità e i criteri di riempimento del bicchiere, da prendere in considerazione in maniera contestuale ai suggerimenti riguardanti la miscelazione dell’impasto dentro la betoniera piccola. Nella stessa ottica, andranno seguite alcune indicazioni importanti al fine di svuotare correttamente, senza sforzo e senza rischi il tamburo nella carriola, una volta terminato il ciclo di lavorazione.
A questo proposito, è possibile ragionare in primis sul tipo di conglomerato di cui si ha bisogno. Esistono, infatti, diverse miscele realizzabili con le betoniere, ognuna utilizzabile per lavorazioni differenti, vale a dire malta di cemento, malta di calce o calcestruzzo.
La prima è adoperata principalmente per elementi interrati, ad esempio pali di recinzioni, a merito delle caratteristiche che ne permettono l’asciugatura e la presa rapida, indifferentemente dalle condizioni ambientali di posa. La malta di calce, talvolta miscelata con il cemento nella betoniera portatile per produrre la cosiddetta malta bastarda, asciuga a contatto con l’aria e viene impiegata come legante nelle murature e nella realizzazione di intonaci.
Il calcestruzzo, invece, è tipicamente adoperato per elementi strutturali, come fondamenta, muri perimetrali e solette.
I leganti vanno miscelati poco alla volta, evitando di innalzare polveri
Ovviamente, ognuno di questi conglomerati dovrà essere inserito in proporzioni diverse all’interno della impastatrice cemento piccola, tenendo presente che lavorazioni molto estese e impegnative saranno eseguite impiegando impianti di betonaggio e autopompe oppure composti già pronti, cui andrà aggiunta solamente l’acqua.
Diversamente, in ambito amatoriale, molto spesso si ricorre alla miscelazione manuale, in proporzioni variabili a seconda del prodotto da ottenere. La classica malta bastarda, ad esempio, sarà preparata calcolando che ogni kg di cemento dovrà essere lavorato indicativamente con 1 kg di acqua e 4 kg di sabbia e/o ghiaia.
L’inserimento dei materiali all’interno delle betoniere dovrà avvenire per mezzo di strumenti come la pala, con il tamburo fissato mediante il pedale di bloccaggio con la bocca verso l’alto.
A questo proposito sarà bene considerare che più sarà larga l’imboccatura del bicchiere della betoniera cemento e maggiore sarà la facilità di introduzione degli ingredienti: normalmente tale apertura avrà un diametro non inferiore ai 26 cm, per quanto riguarda le betoniere più piccole.
Allo stesso modo, la velocità di rotazione della vasca, dipendente dalla potenza del motore elettrico e dalla commutazione effettuata dal motoriduttore, è variabile da 25 a 60 giri al minuto, valutando che a maggiore rapidità corrisponde una miscelazione più omogenea e celere. Detto ciò, i passaggi necessari alla realizzazione del conglomerato sono i seguenti
- Avviare il motore
- Inserire sabbia e ghiaia
- Introdurre i leganti, cioè calce e/o cemento
- Aggiungere acqua poco alla volta nei quantitativi necessari
- Lasciar ruotare il bicchiere fino a quando l’impasto sarà omogeneo
Avendo cura di dosare bene l’acqua a seconda della densità necessaria alla lavorazione svolta, quando il conglomerato sarà pronto, sarà possibile rovesciarlo all’interno della carriola, così da trasportarlo nel luogo di stesura.
Il ribaltamento dovrà avvenire con la rotazione ancora in corso, sbloccando con l’apposito pedale il volante. A tal proposito sarà fondamentale, prima dell’acquisto, valutare che la carriola di cui si dispone abbia un’altezza tale da poter essere posizionata al di sotto del bicchiere, una volta che la bocca della betoniera elettrica sarà rivolta verso il basso.
Manutenzione e sicurezza
Considerando che la funzione della betoniera piccola, così come anche di un modello più grande, è quella di agevolare notevolmente la vita lavorativa dell’utilizzatore, essa, in maniera identica a tutti gli strumenti di questo genere, deve essere adoperata con cura, pulita e mantenuta in buono stato operativo e di conservazione.
Dal momento che non è affatto raro l’utilizzo continuativo di tali apparecchi, soprattutto all’interno di lavorazioni estese, le quali richiedano la preparazione di importanti cubature di conglomerato, le betoniere necessitano di una certa attenzione. In assenza della giusta manutenzione, infatti, esse rischiano di degradarsi eccessivamente anzitempo, oltre che di diminuire l’efficacia delle prestazioni erogate.
Nello specifico, una betoniera, essendo sempre in contatto con agenti potenzialmente usuranti, come gli inerti e l’acqua, dovrà essere protetta a livello meccanico soprattutto dalla ruggine e dalla corrosione in genere. Ciò è possibile ricorrendo a
- Pulizia
- Lubrificazione
- Controlli generali
- Attenzione alle condizioni d’uso
Risulta estremamente importante pulire accuratamente le betoniere elettriche dopo ogni utilizzo. Il bicchiere, in particolare, alla fine della giornata lavorativa dovrà essere risciacquato abbondantemente, immettendo acqua durante la sua rotazione.
Questa operazione sarà utile per evitare che residui di calce o cemento rimangano aderenti al fondo del bicchiere, incrostandosi una volta asciutti. Dopo il risciacquo, eseguito con acqua ed eventualmente detergenti neutri, ma mai con benzina o sostanze infiammabili, il tamburo della betoniera dovrà essere rovesciato, in modo tale da farlo scolare e asciugare.
Nonostante ciò, a volte possono comunque rimanere incrostazioni di conglomerato, soprattutto sulle pale e sulle pareti delle betoniere: in tal caso, queste potranno essere rimosse utilizzando scalpelli, mazzette o cazzuole, previo il distacco dell’alimentazione. Contestualmente, anche le ruote della betoniera dovranno essere sempre lavate accuratamente, al fine di preservarne la scorrevolezza.
Altrettanto fondamentale è la lubrificazione periodica della betoniera almeno una volta al mese, degli ingranaggi rotanti, in particolare la corona dentata e il sistema di ribaltamento. A tale scopo possono essere utilizzati classici oli idraulici, oppure grasso, in quantità però molto limitate, per evitare la formazione di residui.
Allo stesso modo, con frequenza giornaliera o settimanale, in base all’utilizzo, è necessario controllare visivamente lo stato del cavo di alimentazione, provvedendo alla sostituzione se esso risultasse danneggiato. Ovviamente quest’ultimo, come il motore elettrico, non dovrà mai essere bagnato, né durante le lavorazioni né nel corso della pulizia a fine giornata, sebbene alcuni dei modelli migliori dispongano di protezioni e isolamenti, di tipo IP55, contro eventuali schizzi d’acqua.
Su ogni modello dovrà essere visibile la targhetta con marcatura CE
Nella stessa ottica, sarà indispensabile avere un occhio di riguardo per le condizioni d’uso della betoniera. In caso di impiego all’aperto, agenti atmosferici avversi, come ad esempio pioggia o neve, potrebbero provocare danni all’impianto elettrico: in simili circostanze, quindi, è consigliabile trasportare l’apparecchiatura in una zona interna, o almeno riparata dall’umidità e dall’acqua.
Inoltre, dovranno essere rispettate le indicazioni fornite dal manuale d’uso della betoniera, il quale riporta sempre le temperature ideali d’esercizio, di solito comprese tra -10 °C e +40 °C. Nella stessa ottica dovrà essere controllato il serraggio della bulloneria del telaio e la natura del terreno su cui la macchina viene adoperata, in modo tale da assicurare sempre la stabilità generale ottimale.
Qualora non sia possibile posizionare la betoniera elettrica su una superficie piana, in presenza di pendenze o fondi fangosi e instabili, è possibile fermare le ruote con dei cunei, oppure utilizzare bancali o piattaforme in legno, così da abbattere rischi di scivolamento o sprofondamento.
Simili suggerimenti, i quali dovranno comunque sempre essere verificati con attenzione nel manuale d’istruzioni, hanno chiaramente un’incidenza anche sulla sicurezza d’impiego. Le migliori betoniere piccole, infatti, non sono macchinari pericolosi, tuttavia sarà indispensabile avere qualche accortezza al riguardo.
Durante il funzionamento non si dovranno mai effettuare manutenzioni od operazioni di pulizia, né inserire le mani all’interno del tamburo o tra le pale di miscelazione.
Lo scarico dell’impasto dovrà avvenire lentamente, così da non rischiare di compromettere la stabilità della betoniera e si dovranno sempre indossare i dispositivi di protezione individuale prescritti, vale a dire occhiali, mascherine per evitare l’inalazione delle polveri di cemento, caschetto da cantiere, guanti, tappi o cuffie antirumore e scarpe antinfortunistiche.
Recensioni delle migliori betoniere
1. VidaXL 141200
La compattezza generale, da cui deriva una notevole semplicità di movimentazione anche laddove sia necessario operare a piani rialzati da terra, magari in un condominio, rende la betoniera VidaXL 141200 ottima per tutte quelle lavorazioni dove lo spazio a disposizione non è molto elevato.
Non sempre gli interventi edili, estesi o meno che siano, possono essere realizzati usufruendo di ampie aree cortilive, quindi, in simili frangenti, VidaXL 141200 può essere utilizzata con notevole efficacia. Ad esempio, nel caso in cui si dovesse realizzare un tramezzo al quarto piano di una palazzina, un modello del genere, maneggevole e molto semplice da trasportare, può senz’altro essere utile, così come anche nell’ottica di eseguire piccole lavorazioni nell’ambito del fai da te.
L’utilità innegabile di una betoniera di questo genere è evidenziata anche dalla potenza del motore, vale a dire 220 W. Unitamente all’alimentazione monofase da 230 V, tale valore identifica la possibilità di operare principalmente all’interno della sfera di ristrutturazione domestica, con un rapporto di funzionamento S6 al 30%.
Ciò significa che un ciclo di betonaggio di 10 minuti usufruisce per soli 3 minuti del massimo wattaggio. In virtù di dette caratteristiche tecniche, questo macchinario si rivela ottimo anche per quanto riguarda il consumo energetico.
Versatilità operativa
Se il potenziale del motore di questa betoniera identifica un impiego prevalentemente amatoriale, nondimeno è da valutare molto positivamente la possibilità di adoperarla non soltanto in campo edile, ma anche all’interno della sfera agricola, ad esempio per mescolare mangimi destinati al bestiame. La velocità di rotazione del tamburo è pari a 27,5 giri al minuto, valore adatto anche a tutte le più comuni applicazioni costruttive.
Il bicchiere, avente la bocca di carico da 26,7 cm, ha capienza di 63 litri: ciò significa che ogni ciclo può produrre all’incirca 40 litri di conglomerato. In aggiunta ai dati volumetrici designanti la capienza effettiva di VidaXL 141200, senz’altro indispensabile per comprendere la quantità di malta o calcestruzzo estraibile, è possibile porre l’accento anche su una certa comodità lavorativa. Tale aspetto è favorito dalla facilità di svuotamento, determinata in larga misura dalla forma conica del bicchiere.
Allo stesso modo, contribuisce a incrementare la semplicità d’uso globale la pratica leva che comanda il ribaltamento della vasca, grazie alla quale sarà possibile regolare l’angolazione dell’imboccatura. In virtù di tale possibilità, ogni operatore potrà impostare a piacimento la posizione per il riempimento, così da lavorare con la massima comodità possibile.
Molto leggera
Contestualmente a dette peculiarità, è da notare anche l’ottima fattura strutturale di VidaXL 141200. Tanto il tamburo quanto gli organi di trasmissione sono realizzata in robusto e duraturo acciaio, così come anche il telaio, il quale si dimostra stabile e ben equilibrato, indipendentemente dal tipo di terreno sul quale è posato.
Qualora sorgesse la necessità di movimentarlo, inoltre, questo prodotto risulta pratico anche dal punto di vista dimensionale, a merito dell’ingombro di 110 x 55 cm con altezza da terra di 93,5 cm. Ad agevolare la maneggevolezza contribuiscono, inoltre, le due grandi ruote gommate e un peso a vuoto di soli 25 kg. Ulteriore comodità è rappresentata dal fatto che la betoniera, la quale viene fornita non montata, può essere assemblata con facilità e in tempi piuttosto ridotti.
Facendo riferimento a tutte le notevoli peculiarità descritte, tanto a livello di prestazioni tecniche erogabili quanto dal punto di vista della realizzazione strutturale questa attrezzatura è senza dubbio considerabile come di buon livello. Sia hobbysti esigenti che gli amanti dei lavori edili di tipo casalingo in genere potranno essere soddisfatti di un valido prodotto che offrirà loro utile supporto operativo.
2. Maberg CM63
Progettata e realizzata per essere tanto pratica nell’utilizzo quanto efficiente ed affidabile, Maberg CM63 è una betoniera resistente e comoda da adoperare in molte situazioni, in particolare quelle ascrivibili al più classico e non troppo gravoso ambito amatoriale, il quale non richiede in genere utilizzi continuativi.
Delle elevate qualità funzionali e strutturali sono di certo fondamentali nel momento in cui si eseguono lavori edili e Maberg CM63 è un prodotto eccellente in tal senso, che può rivelarsi un alleato di buon livello in molte situazioni.
In particolare, è evidente come l’azienda produttrice abbia orientato i propri sforzi nella realizzazione di una macchina che possedesse buon equilibrio tra ingombro fisico ed efficacia, siccome essa potrà risultare affidabile soprattutto in campo amatoriale. Proprio soffermandosi sulla volumetria ridotta è possibile identificare una prima qualità notevole riguardante la praticità d’uso in ambito casalingo.
Mentre l’imballo iniziale della betoniera ha delle misure di 58 x 56 x 36 cm, quest’ultima, dopo montata, presenterà ingombro minimo, ovvero 111 x 55 cm e uno sviluppo di 93,5 cm in altezza. In virtù di tali dati, considerando inoltre il peso a vuoto di soli 25 kg e la presenza di due resistenti ruote, è facile immaginare come possa essere trasportata e movimentata agevolmente.
Struttura robusta
Sempre ragionando sulla conformazione strutturale, è bene sottolineare come, a dispetto della volumetria molto pratica e versatile, Maberg CM63 presenti comunque un telaio assai resistente. Tanto il bicchiere, avente apertura di 26,7 cm, quanto gli ingranaggi di trasmissione, cioè la corona dentata e il pignone, infatti sono realizzati in robusto acciaio, in modo da poter garantire il mix equilibrato tra maneggevolezza, durabilità e sopportazione dell’usura, anche sul lungo periodo. Simili peculiarità delineano la bontà del macchinario, il quale potrà dare il meglio di sé nei piccoli lavori di tipo domestico.
Ciò si evince particolarmente valutando la motorizzazione di questa betoniera, la quale, appunto, può essere adoperata con successo da una fascia di utenza amatoriale. Il wattaggio, pari a 220 W, infatti, pur non essendo adatto a impieghi professionali continuativi, delinea notevole affidabilità in un’ottica lavorativa orientata verso il fai da te.
Tale caratteristica è evidenziata dal funzionamento tramite tensione monofase da 230 o 240 V e dalla presenza della classica spina Shuko standard. In aggiunta, il motore ha un rendimento S6 al 30%, ovvero 3 minuti di assorbimento energetico massimo ogni 10 minuti di lavoro.
Impasto omogeneo
Dal punto di vista puramente operativo, è sicuramente da evidenziare la capacità di Maberg CM63 di produrre un conglomerato particolarmente omogeneo, grazie alla configurazione geometrica delle pale e della bassa velocità di rotazione. A livello quantitativo, il bicchiere presenta una capienza di 63 litri, la quale si traduce nel ricavo di circa 40 litri di calcestruzzo o malta per ogni ciclo di lavoro, valori che, in media, sono sufficienti a portare a termine opere di dimensioni contenute.
In aggiunta, la leva deputata allo svuotamento della vasca designa il ribaltamento rapido e comodo, oltre che rivelarsi utile anche al trasporto del macchinario. Per merito dell’interruttore IP55, il quale designa l’adeguato isolamento di protezione contro gli schizzi d’acqua, è garantita la sicurezza d’uso in ogni tipo di frangente lavorativo.
Anche la rumorosità d’insieme risulta essere piuttosto contenuta, permettendo l’impiego di questa betoniera in tutte le più comuni situazioni operative. Valutando nell’insieme tutte le suddette caratteristiche è senza dubbio possibile, quindi, affermare come questo prodotto possa risultare valido per ampie fascia di utenti appassionati di fai da te.
3. Boudech 70LT
Rappresentando un equilibrio notevole, ottimamente bilanciato tra buone peculiarità strutturali, versatilità e capacità operativa, la betoniera Boudech 70LT può essere utilizzata con efficacia tanto per lavorazioni pertinenti la sfera domestiche quanto in cortile nell’ottica di operare su elementi esterni, come recinzioni, tettoie e via dicendo.
Discretamente versatile nel garantire una certa adattabilità a tutte quelle classiche operazioni tipiche effettuate a livello amatoriale dagli hobbysti, Boudech 70LT risulta essere globalmente molto pratica da impiegare e performante.
Nell’insieme, infatti, i criteri di progettazione e realizzazione possono offrire all’utente buona polivalenza lavorativa, la quale si riflette positivamente sulla produzione in particolare di malta, intonaco e calcestruzzo da costruzione. Dal punto di vista strutturale, questa buona betoniera presenta delle ottime caratteristiche. In primis, l’intelaiatura è composta di solido acciaio, mentre gli organi di trasmissione sono realizzati in acciaio perforato, materiale che garantisce maggiore leggerezza, senza compromettere la robustezza generale.
Allo stesso modo, il telaio che sorregge il bicchiere è anch’esso in metallo resistente, unito a una coppia di ruote, le quali permettono il trasporto agevole, semplice e confortevole in ogni situazione. Da segnalare inoltre, in un’ottica riguardante la sicurezza operativa, l’interruttore di avvio dotato di isolamento.
Bicchiere ampio
Tra le peculiarità notevoli di questa betoniera è senza dubbio da segnalare la qualità di realizzazione del tamburo. Quest’ultimo, ha uno spessore di 1,2 mm sul lato superiore e di 1,5 mm su quello inferiore, con diametro interno massimo di 45 cm e la bocca da 260 mm: tali misure, oltre a permettere un comodo caricamento, definiscono una conformazione resistente ed efficiente.
Proprio la notevole efficacia della miscelazione è garantita in aggiunta dalla configurazione delle doppie pale che rimescolano il conglomerato nel bicchiere, in modo da ottenere omogeneità. Trattando ancora l’aspetto puramente dimensionale, è senz’altro da citare la capienza della vasca, pari a 70 litri. In virtù di tale capacità, ogni ciclo di betonaggio compiuto con Boudech 70LT potrà produrre un quantitativo di materiale cementizio compreso tra i 45 e i 50 litri.
Al netto di simili valori, i quali si traducono in una considerevole possibilità operativa, è bene parlare anche della volumetria d’insieme. La struttura, infatti, ha delle misure di 97 x 56 x 90 cm, quindi facilmente movimentabili in ogni ambiente, e peso totale a vuoto di appena 29 kg.
Buona velocità
Una volta assodate le assolutamente apprezzabili peculiarità strutturali, è necessario porre l’accento anche sulle caratteristiche puramente tecniche di questa betoniera. Il motore con il quale essa è equipaggiata, monofase e dunque funzionante con la tradizionale tensione casalinga di 220 V, ha potenza complessiva di 275 W.
Tale valore può produrre la rapidità a vuoto di 2980 giri al minuto, i quali vengono chiaramente ridotti dal meccanismo di trasmissione, traducendosi nella gamma di rotazioni del bicchiere variabile da 28 a 36 giri al minuto. Nel già considerevolmente interessante panorama d’insieme che fa di Boudech 70LT una macchina apprezzabile sotto una certa quantità di punti di vista, è possibile parlare ancora in maniera positiva della leva che comanda il sistema di ribaltamento del tamburo.
Essa, infatti, risulta essere assai pratica e comoda, anche per via della conformazione ergonomica e del rivestimento in gomma, il quale consentirà di rovesciare lentamente e in maniera sicura il conglomerato nella carriola. A fronte di quanto esposto, il prodotto in questione può essere di certo considerato adatto ai più classici impieghi domestici non troppo gravosi.
4. Imer Minibeta
Con una capienza complessiva e un motore piuttosto performante rispetto alla media della fascia di mercato, Imer Minibeta è una betoniera di ottimo livello, la quale, all’occorrenza, potrà essere un buon supporto anche per operatori edili di professione, quando questi ultimi lavorano dentro a cantieri di piccole dimensioni.
La somma delle peculiarità costruttive e tecniche di Imer Minibeta può risultare parecchio interessanti, tanto agli occhi degli hobbysti più attivi ed esigenti quanto dal punto di vista di professionisti del campo impegnati in opere costruttive non troppo estese e/o laddove lo spazio lavorativo sia ridotto.
Detto prodotto, infatti, può essere impiegato con successo per fare fronte alle classiche necessità riguardanti le ristrutturazioni, in special modo di ambienti interni. Tra le proprietà che contribuiscono a delineare gli utilizzi versatili della betoniera vi è la sua struttura, compatta e pratica. Sebbene peso e dimensioni, 52 kg distribuiti su misure pari a 130 x 143 x 72 cm, siano superiori alla media, benché allineati con le potenzialità operative, la grande comodità risiede nella possibilità di smontaggio.
L’intera apparecchiatura, infatti, dopo l’impiego potrà essere scomposta in 3 pezzi in pochi minuti e riposta nella sua confezione, mentre, durante l’uso, la movimentazione è permessa dalle ampie ruote gommate con diametro di 25 cm.
Motore potente
Fatta menzione della praticità d’utilizzo in ogni situazione, è possibile identificare ulteriori vantaggi derivanti dalla motorizzazione. Di tale betoniera L’alimentazione elettrica da 300 W, vale a dire circa 0,4 CV, monofase e funzionante con tensione di 230 V, ne certifica la buona adattabilità a situazioni non solo di tipo amatoriale.
Non disponendo di una trasmissione classica tramite corona dentata, i 21 giri al minuto del tamburo sono prodotti dal sistema meccanico composto dal motoriduttore in alluminio pressofuso con ingranaggi a bagno d’olio, i quali sono protetti dal guscio di robusta plastica resistente agli urti. In aggiunta a tali prerogative, il bicchiere di Imer Minibeta, realizzato in duraturo acciaio, così come le pale di mescolamento interne, ha diametro interno di 61 cm e capienza di 134 litri.
Quest’ultimo valore certifica capacità d’impasto di circa 100 litri per ogni ciclo di betonaggio, quantità di certo sufficiente a garantire discreta autonomia lavorativa anche in situazioni relativamente più impegnative, magari riguardanti la costruzione o l’intonacatura di una relativamente elevata metratura di murature interne, oppure il getto di muretti di recinzione.
Bassa rumorosità
Facendo ancora una volta riferimento alla possibilità di svolgere interventi in ambienti casalinghi, Imer Minibeta ha un funzionamento estremamente silenzioso, con un livello di emissione sonora di soli 63 dB. A tale caratteristica è possibile aggiungere, contestualmente, delle ottime virtù influenzanti la sicurezza d’uso, vale a dire l’interruttore di avvio e la spina di collegamento con doppio isolamento contro gli spruzzi d’acqua, ovvero IP55.
Oltre a ciò, il motore risulta anche protetto a livello elettrico nei confronti dei sovraccarichi e di potenziali riavvii accidentali conseguenti a eventuali mancanze di corrente. Al netto di tutti questi ottimi attributi, i quali certificano un buon livello costruttivo sia sul piano strutturale che su quello tecnico, è senza dubbio possibile definire questa betoniera come molto affidabile, pratica e utilizzabile con efficacia in molti ambiti differenti.
La solidità d’insieme, riscontrabile anche nella fattura stabile e sicura del telaio metallico, fa il paio con una spiccata comodità di impiego e con la possibilità di adeguamento a varie tipologie di intervento. Dal momento che anche le prestazioni effettive d’uso sono senz’altro notevoli, questo prodotto è di certo una scelta valida per diverse utenze con necessità differenti.
Opinioni finali
Nel campo delle lavorazioni edili sono molte le attrezzature indispensabili e tra queste la betoniera è tra quelle maggiormente diffuse e utilizzate. Identificare la miglior possibilità di acquisto in base alle proprie necessità, tuttavia, presuppone di stabilire quale scegliere dopo aver vagliato con attenzione le varie offerte presenti sul mercato specializzato, il quale propone betoniere adatte a ogni caso.
Qualora sorgesse la necessità di intervenire all’interno di zone in cui lo spazio di manovra fosse limitato, una tra le migliori opzioni riguardanti la maneggevolezza generica e la facilità di trasporto è sicuramente VidaXL 141200. A fronte dell’equilibrio interessante tra la funzionalità effettiva e le specifiche strutturali, questo modello rappresenta un compromesso di qualità per molti utilizzatori, i quali potranno anche contare su un dispendio economico limitato e adeguato alla fascia d’uso.
In maniera similare, a fronte del buon livello costruttivo e delle sue potenzialità, Maberg CM63 può essere identificata come un'alternativa di valore. La bontà dei materiali certifica durabilità ed efficienza, dato che, unitamente alla maneggevolezza generale e alla buona potenza erogata, mette in luce il vantaggioso rapporto qualità prezzo, anche in assenza di particolari sconti.
Avendo l’esigenza di dover contare sulla possibilità di poter produrre qualche litro in più di malta o calcestruzzo a ogni ciclo di lavorazione della betoniera, un’altra offerta interessante è Boudech 70LT. Oltre che per le sue buone peculiarità riguardanti la struttura robusta e la comodità d’uso e trasporto, questo modello spicca per la migliore convenienza, in paragone con i prezzi di altri apparecchi simili.
Rimanendo sempre all’interno dell’ambito amatoriale, ma volendo spingersi verso una versatilità più spiccata, Imer Minibeta è un modello che può rivelarsi adeguato. Adattabile con facilità anche a occasioni lavorative più gravose, questo prodotto, portatile e facile da smontare, ha ottime peculiarità strutturali e tecniche, le quali giustificano il costo più alto, il quale potrebbe però risultare imperdibile in presenza di uno sconto.
Quale betoniera scegliere? Classifica (Top 4)
Prodotto | Offerta | Sconto | Voto |
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Domande frequenti
- Può lavorare con il bicchiere pieno solo a metà?
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Sì, tuttavia è bene considerare che per ottenere un conglomerato omogeneo è sempre consigliabile lavorare con il tamburo pieno, avendo ovviamente cura di non eccedere i limiti della capienza.
- Il primo assemblaggio è difficile?
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No, di norma i manuali d’uso delle betoniere riportano istruzioni precise, le quali consentono di effettuare senza grossi problemi il primo montaggio in tempistiche variabili da pochi minuti a un’ora.
- Devono essere predisposti impianti specifici di messa a terra?
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Utilizzando betoniere alimentate da tensione monofase da 220 V sarà sufficiente assicurarsi che l’impianto domestico cui esse sono collegate sia dotato di normale circuito di messa a terra. Usando, invece, betoniere ad alimentazione trifasica, queste ultime dovranno essere alimentate da appositi quadri da cantiere con interruttore magnetotermico differenziale.
- È molto rumorosa durante il lavoro?
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A seconda delle specifiche costruttive ogni modello avrà una determinata emissione sonora, tuttavia, di solito, essa varia dai 60 ai 90 dB.
- Le betoniere si possono alimentare tramite gruppo elettrogeno?
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Sì. Per non danneggiare il motore è preferibile che il generatore sia stabilizzato e l’assorbimento di potenza sia inferiore ai limiti produttivi del gruppo elettrogeno.
- Si può trasportare nel bagagliaio dell’auto?
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Dipende dalla capienza del bagagliaio e dall’ingombro specifico della betoniera, tuttavia i modelli più compatti e quelli smontabili sono movimentabili in un’auto di medie dimensioni.
- Gli impasti alimentari possono essere lavorati?
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A livello tecnico sì, tuttavia tale utilizzo sarebbe improprio, poiché le betoniere non sono idonee a mescolare o impastare prodotti alimentari, eccezion fatta per mangimi o farine per il bestiame.
- Bisogna eseguire manutenzioni sulla cinghia di trasmissione?
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Periodicamente, indicativamente tra gli 80 e i 100 cicli di betonaggio, sarà bene verificarne l’integrità e, in caso di deterioramento, provvedere alla sostituzione con ricambi compatibili.